Un’automobile da corsa sembra inghiottire la strada, lanciata a tutta velocità. Nella visione dall’alto il pilota e il passeggero non sono che due macchie grigie in un iconico trionfo di verde, bianco e rosso.
Non si potrebbe trovare un’immagine migliore per descrivere i contradditori e robo- anti anni ’20. L’Italia è ancora un paese largamente agricolo, uscito da pochi anni da una guerra devastante che ha però visto crescere a dismisura l’orgoglio e il senso di appartenenza alla nazione. Allo stesso tempo, nelle grandi e piccole e città del nord e del centro una nuova generazione di imprenditori moltiplica le iniziative che porteranno il paese a una rapida, tumultuosa crescita.
Anche l’industria dolciaria Perugina, fondata nel 1907 come piccolo laboratorio nel capoluogo umbro dalla famiglia Buitoni, conosce nel dopoguerra un momento di grande slancio e decide di patrocinare la prima corsa automobilistica di velocità della regione.
Il binomio non poteva essere più fortunato, dal momen- to che anche la fabbricazione di vetture a motore in Italia, sia pur in misura ancora assai limitata come numero, attraversa una fase di intenso progresso, con numerosi marchi (Alfa Romeo, Isotta Fraschini, Itala, Maserati tra gli altri) che cominciano a mietere successi in tutte le maggiori competizioni.
Il manifesto per la prima edizione della manifestazione, avvenuta nel 1924, fu commis- sionato all’artista marchigiano Federico Seneca, attivo con un proprio studio a Milano e già autore di numerose illustrazioni per Perugina e Buitoni. La Coppa fu vinta dal to- scano Emilio Materassi (morto tragicamente quattro anni dopo durante il Gran Premio del circuito di Monza) a bordo di una vettura Itala si cui era stato montato un motore d’aeroplano Hispano-Suiza per aumentarne la potenza.
Ispirandosi alle più moderne correnti artistiche dell’epoca (dal cubismo al futurismo), Seneca disegna un’affiche di grande impatto visivo ed emotivo, tutta imperniata sul dinamismo del mezzo, che pare quasi voler uscire dallo spazio statico dell’illustrazi- one per gettarsi verso un traguardo sconosciuto ma perfettamente tangibile. La ve- locità dell’automobile diventa così la metafora di un’Italia sempre più proiettata verso un progresso inarrestabile, seppur non indolore, come dimostrerà nel giro di qualche anno l’affacciarsi di un altro drammatico conflitto, che la condurrà in pochi decenni a diventare uno dei paesi leader del mondo occidentale.
di Alberto Ponti