Nato a Buenos Aires il 5 settembre 1937, Antonio Valentin Angelillo esordisce nel 1956 nel Boca Juniors e gioca nella Nazionale - con 11 presenze e altrettanti goal, alcuni dei quali valgono all’Argentina la vittoria in Coppa America nel 1957 - fino al 1960, anno in cui come oriundo è chiamato dagli Azzurri.
Per lui nella Nazionale italiana due presenze e un goal, fra il 1960 e il 1962, e il noto soprannome “angelo dalla faccia sporca”, coniato per lui e per i connazionali Humberto Maschio e Omar Sivori da un massaggiatore che, vedendoli sempre con i visi macchiati di terra dopo gli estenuanti allenamenti li battezzò “cara sucia”, “faccia sporca".
Nell'estate del 1957 Angelillo arriva all'Inter e segna subito 16 reti. Angelo Moratti se ne innamora all’istante, conquistato da un giocatore completo in grado di giocare sia come attaccante, sia come mezzala che come ala. Nella stagione 1958/59 la consacrazione: Angelillo stabilisce il primato di 33 gol per un campionato a 18 squadre. Passato alla Roma dal 1961 al 1965 e quindi al Milan dal 1965 al 1966, gioca anche per il Lecco, il Genoa e l’Angelana dove diviene giocatore/allenatore in campo. La carriera da allenatore iniziata con l’Angelana prosegue poi fino ai primi anni ’90, quando il suo grande amore, l'Inter, lo richiama come osservatore.
Il 13 ottobre 1965, per il Trofeo dell’Amicizia italo-inglese, Il Milaninter United, che vede unite sul campo le due anime calcistiche meneghine, disputa un’amichevole contro il Chelsea. Proprio in questa occasione Angelillo indossa la maglia che sarà uno dei fiori all’occhiello della nostra prossima asta di sport memorabilia di dicembre. Nonostante l’abituale rivalità, Angelillo viene accolto con scroscianti applausi dai suoi ex supporter nerazzurri. Altri tempi, altri tifosi, altro football. É suo il primo goal, su assist di Mariolino Corso. La partita si conclude 2-1 per la rappresentativa dei gemellati team milanesi.
Vividi ricordi di Angelillo atleta e allenatore ci giungono dai familiari, che ci raccontano di un uomo un po’ scaramantico (ma chi nel calcio non lo è?) e sempre emotivamente coinvolto dalle azioni di gioco dei suoi uomini. “Ci piace ricordare nostro padre come una persona timida ma allo stesso tempo estroversa, in grado di aprirsi al prossimo in un modo tutto suo, talvolta difficile da capire. All’interno del rettangolo verde ha espresso il suo talento, la sua passione e la sua dedizione verso il gioco del calcio con un grande spirito di sacrificio e sempre in uno stato d’animo quasi di leggero imbarazzo, derivante da una timidezza che non lo ha mai abbandonato del tutto.
Forse proprio la timidezza lo spingeva a difendersi manifestando a volte reazioni energiche ed eccessivamente veementi ma è stato un uomo sincero, spontaneo, dotato di grande umanità e di una personalità complessa, un padre e un marito che ci manca e mancherà tutti i giorni della nostra vita. Saremo sempre legati a lui da un sincero sentimento di amore e di stima e da innumerevoli e bellissimi ricordi.”
Insieme alla rara maglia con lo scudo crociato, a quella azzurra n.10 e alla rossa n.6 di Lega, l’asta del 5 dicembre vanterà una bella selezione di trofei, immagini e oggetti personali che testimoniano il lungo e memorabile percorso sportivo di Antonio Angelillo, “l’angelo dalla faccia sporca”. (di Matteo Armandi)
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