Il corallo accompagna la vita dell'uomo fin dalla preistoria, presente nelle culture occidentali e orientali con funzione ornamentale, terapeutica e apotropaica. Rinvenuto in tombe celtiche e fenicie, utilizzato da Egizi e Greci per la protezione dei raccolti, simbolo di fertilità per i Masai, utilizzato nella medicina ayurvedica per la cura di svariate malattie e dai lama tibetani come rosario, questo miracolo della natura, con i suoi colori vivaci, è da sempre ricercato e ampiamente utilizzato in gioielleria. Ritenuto fino al 1700 uno strano vegetale marino che solidificava all'aria, è in realtà costituito da carbonato di calcio, piccole percentuali di carbonato di magnesio e sostanze organiche di origine proteica depositate da colonie di piccoli polipi fino a creare cespugli con tronchi e ramificazioni contorte che si trovano sia nel Mediterraneo sia nei mari orientali a profondità variabili tra 25 e 200 metri. Lo scheletro calcareo viene utilizzato mentre lo strato esterno biancastro detto “cenosarco” viene rimosso.
Più di 20 sono le specie di corallo individuate ma solo 6 si prestano a essere lavorate e utilizzate in gioielleria, identificate a seconda della provenienza geografica: Elatius, Japonicum e Konojoi (mare del Giappone e Cina), Secundum (Hawaii), Rubrum e Sciacca (Mediterraneo). Il Mar Mediterraneo ha da sempre visto crescere ottimi banchi di colore variabile dal rosso chiaro al rosso scuro con tronchi di diametro non superiore a 1,50 cm, molto indicati per la lavorazione di sfere, spole, barilotti ecc. Non mancano, sebbene poco comuni, le colorazioni rosa pallido. Un caso a parte di corallo mediterraneo è costituito dal corallo fossile Sciacca, che prende il nome dalla località in cui furono rinvenuti tre banchi tra il 1875 e il 1887.
Questo particolare corallo, morto a causa di eruzioni vulcaniche sottomarine, di colore rosa salmone dall' intenso al pallidissimo, fu sottoposto a grande sfruttamento fino al 1915 ed è oggi completamente esaurito. L'Italia nei secoli si è specializzata nella lavorazione del corallo, dapprima con i maestri trapanesi soppiantati in seguito, all' inizio dell'Ottocento, dagli artigiani di Torre del Greco, pescatori e abili artigiani nella lavorazione anche del corallo importato dal Giappone a partire dal 1889. Il corallo orientale presenta rami di dimensione più grande e si presta ottimamente alla creazione di statuine e cammei. I colori, che vanno dal bianco al rosso cupo, non sono mai omogenei ma presentano sempre una venatura detta "spina" di colore rosa nei coralli chiari e bianca in quelli rossi. I criteri di valutazione per il corallo sono legati alle dimensioni, al colore, all’uniformità, all'assenza di spaccature, mancanze o segni. Alla lente si notano, nei rametti grezzi, fitte scanalature lungo l'asse, mentre nei grani raggi simili a quelli della ruota o cerchi concentrici. Se le imitazioni sono facilmente individuabile alla lente, più difficili da riconoscere sono i trattamenti attuati con resine impregnanti e coloranti atti a migliorare l'aspetto del materiale ma che ne abbattono il valore.
Attualmente il corallo, a crescita lenta e difficoltosa causata dall'inquinamento dei mari, patisce gli effetti della disastrosa pesca a strascico che negli anni passati ha condotto alla distruzione e all’esaurimento di numerosi banchi. Tutto ciò ha portato alla promulgazione di leggi regolate dal CITES che ne limitano la commercializzazione in quanto specie protetta, e all'introduzione di una raccolta selettiva strettamente normata fatta a mano da soli pescatori subacquei. Questi fattori, insieme alla vitalità del mercanto cinese, fanno sì che i prezzi degli oggetti di qualità raggiungano quotazioni elevate, come dimostrano i risultati ottenuti nelle nostre precedenti aste; molto ricercate sono le collane con sfere di grosso diametro o i manufatti in corallo aka o bokè. Importante si rivela la cura del corallo: in quanto materiale organico soffice e poroso esso può rigarsi, non deve essere esposto a sbalzi termici eccessivi e per sua natura calcarea reagisce agli acidi, all'alcool ed all'acetone subendo danni spesso irreversibili. La perdita di lucentezza dovuta all' uso può invece essere recuperata con una pulitura professionale. (di Maria carla Manenti)