GIORGIO DE CHIRICO TRA “VITE SILENTI” E SCULTURE FETICCIO


Sensazione di spaesamento, atmosfere sospese, ombre lunghe e silenzi irreali sono i tratti inconfondibili del mondo magico di Giorgio De Chirico, geniale e versatile esponente della Scuola Metafisica, esempio per i Surrealisti, icona del Novecento e “Maestro” la cui produzione ha plasmato movimenti, ispirato “manifesti” e linguaggi via via sempre più moderni.

La sua incredibile produzione pittorica iniziò con un periodo che egli stesso definì böckliniano ma ben presto venne costellata dai successi dei suoi primi soggetti metafisici di cui scriverà “[…] avevo cominciato a dipingere soggetti ove cercavo di esprimere quel forte e misterioso sentimento che avevo scoperto nei libri di Nietzsche: la malinconia […]”. Diversi anni dopo pubblicò il testo Noi Metafisici in cui enunciò la “teoria” della sua arte e delle figure tanto amate “[…] Schopenhauer e Nietzsche per primi insegnarono il profondo significato del non-senso della vita e come tale nonsenso potesse venir tramutato in arte […]. I buoni artefici nuovi sono dei filosofi che hanno superato la filosofia”.

Parole che racchiudono l’essenza della sua arte e la ragione di un ciclico ritorno ai temi e alle figure che in una carriera lunghissima hanno costellato la sua produzione, sia nella pittura che nella scultura, soggetti come il Trovatore o Ettore e Andromaca, vengono reinterpretati in chiavi di lettura di volta in volta diverse e sotto una nuova luce. Le atmosfere pervase dall’inquietudine, severe e cupe, dei primi anni si trasformano con colori accesi che trasmettono maggiore serenità.

E proprio l’incursione nella scultura, iniziata tra gli anni Trenta e Quaranta con la realizzazione di terrecotte e bronzi, verrà celebrata nel Brevis pro plastica oratio, in cui lo scultore è inteso come “creatore per eccellenza”. Non stupisce affatto il suo ritorno alla scultura degli anni Sessanta, prima con la traduzione in bronzo delle terrecotte e poi attraverso la realizzazione di nuovi motivi che trovano la loro ispirazione fondamentale nei temi della cosiddetta Nuova Metafisica che darà i natali ad un universo dal fascino straordinario, popolato da “Muse inquietanti”, eserciti di manichini malinconici ed enigmatici e da creature mitologiche che fuoriescono dalle tele, e si fanno tridimensionali, quasi vive.

In questo rincorrersi di figure iconiche le nature morte apparentemente sembrano inserirsi con difficoltà nel corpus delle sue opere. Tuttavia analizzando le atmosfere che permeano la sua produzione onnivora e trasversale, emerge come questo genere, che rappresenta la vita silenziosa degli oggetti e delle cose, altro non è che la traduzione sulla tela di una vita calma, senza rumori e movimenti, un’esistenza che si esprime per mezzo del volume, della forma, della plasticità. Si può dire che in queste opere sia riuscito ad esprimere al meglio la sua metafisica, regalando agli oggetti una solidità che ci lascia quasi sentire il loro ruolo nello spazio, nell’aria, simboli di vite silenti malinconiche, traboccanti mistero e vanitas: sintesi perfetta della sua metafisica.

Aste Bolaffi ha il privilegio di poter presentare nel suo catalogo di Arti del Novecento proprio alcune tra le più significative espressioni di queste diverse anime che costituiscono la produzione artistica di Giorgio De Chirico, pezzi intriganti e affascinanti accuratamente selezionati in prestigiosi collezioni private.
 
di FRANCESCA BENFANTE