I RUBLI DEGLI ZAR


La nascita del rublo come moneta, ovvero come og- getto di scambio e non come mero riferimento di peso del sistema monetale, è riconducibile all’am- pia riforma monetaria iniziata nel 1690 da pietro I. La necessità di trasformare un sistema monetario fino ad allora molto confuso e disorganico in uno più ra- zionale e molto più simile a quelli in uso in Europa nacque dalla maggiore apertura dell’impero zarista nei confronti dell’Europa occidentale, e di conseguenza dall’aumentare delle relazioni commerciali con i paesi del continente.
In realtà nel 1654 ci fu già un significativo precedente. Lo zar Alessio I (1645-1676) tentò una prima riforma
monetaria e ordinò di trasformare, con un processo di ribattitura, 893.620 talleri tedeschi in una moneta russa delle stesse dimensioni, cui seguì un tentativo, molto meno gravoso dal punto di vista tecnico ed economico, che consisteva nell’imprimere una contromarca sem- pre sui talleri tedeschi. oggi queste monete risultano piuttosto ricercate sebbene di valore non eccessivamente alto proprio per la pessima fattura che le caratterizzano.
Entrambi i tentativi ebbero buon successo, ma la crescente potenza zarista e la necessità di utilizzare la moneta come propaganda e affermazione del sovrano non solo in patria ma anche all’estero convinsero pietro I (1682-1725) della necessità di rivoluzionare il sistema monetario vigente secondo criteri occidentali. Impostata già nel 1690, la riforma si sviluppò gradualmente dando i primi frutti fra il 1700 e il 701 con la coniazione dei nuovi tagli in rame e dei primi in argento, sostituendo prima i valori più bassi, per arrivare, in momenti successivi, al completamento della serie. È all’interno di questo processo che nel 1704 nasce il già citato primo rublo in argento, che raffigura il busto di profilo di pietro I al diritto e l’aquila bicipite dei romanov al rovescio. Ispirato alla coniazione occidentale, la moneta differisce per un particolare molto significativo: la legenda non è in latino, come comunemente succedeva, ma in russo, per essere compresa in patria. per tutto il regno di pietro I il rublo in argento non cambiò dal punto di vista estetico, come dimostra l’esemplare del 1720 passato all’asta bolaffi del 5 e 6 dicembre. 
per quanto riguarda la monetazione in oro bisognerà aspettare il 1718, con la co- niazione di un esemplare da 2 rubli comunemente chiamato Andrea d’oro, perché al rovescio presenta un’immagine di sant’Andrea. Ma l’emissione di monete in oro era ancora molto irregolare e avrebbe trovato maggiore stabilità e continuità con il regno di Elisabetta (1741-1762), che farà realizzare esemplari in oro anche di grandi tagli, come i ricercatissimi 10 rubli coniati sia a Mosca sia a San pietroburgo venduti all’asta numismatica di dicembre.
Dal regno di Elisabetta in poi si avranno sempre emissioni regolari in oro con una diffusione crescente, fino a raggiungere una dimensione popolare alla fine dell’ot- tocento grazie al rafforzamento della situazione finanziaria dello stato russo e al miglioramento delle condizioni economico-socia- li. dal 1895, non a caso, il governo approvò una riforma, grazie alla quale le monete d’oro furono introdotte anche nella normale circolazione. 
Le coniazioni zariste in rubli co- prono due secoli di storia, con una notevole varietà di dise- gni, tagli e metalli: nell’otto- cento furono avviate infatti anche coniazioni celebrative in argento e in platino, motivo per cui tutt’oggi questi esem- plari sono molto ricercati e ri- scuotono un notevole successo. Il mercato è in continua crescita sia a livello nazionale che interna- zionale: molti esemplari, anche con pedigree prestigiosi, sono stati presentati nelle passate vendite bolaffi suscitando l’inte- resse di collezionisti e professionisti del settore e raggiungendo risultati importanti. 
Di Gabriele Tonello