Le stamperie private di fine Otto ed inizio Novecento di William Morris, Harry Kessler, Giovanni Mardersteig o Alberto Tallone non sarebbero immaginabili senza la rivoluzione tipografica di Giambattista Bodoni che, nella seconda metà del XVIII secolo, perfeziona l’oggetto libro al suo massimo livello estetico, curato in ogni minimo dettaglio, caratterizzato da un minuzioso lavoro artigianale e realizzato con materiali pregiati.
Nato nel 1740 a Saluzzo in Piemonte da una famiglia di tipografi, Bodoni compie le prime esperienze professionali nell’officina del padre, prima di spostarsi nel 1758 a Roma, dove lavora presso la Stamperia della Congregazione di Propaganda Fide, riordinando la serie di caratteri per gli alfabeti orientali che Sisto V aveva fatto incidere a Claude Garamond e Guillaume Le Bè. Dopo questo periodo decisivo per il suo orientamento e la sua carriera futura, Bodoni accetta nel 1768 l’invito del duca Ferdinando di Borbone a dirigere la Stamperia Reale di Parma, alla cui direzione resterà per il resto della vita, dimostrando finalmente appieno il proprio talento. “Il ducato emiliano godeva allora d’una posizione culturale di prim’ordine nell’Italia del dispotismo illuminato, anche per l’agevole apertura alle novità artistiche, filosofiche e letterarie” (Bodoni 1740-1813, Parma, 2013, p. 16). Mentre le prime opere vengono ancora stampate con caratteri provenienti dalla Francia, Bodoni in pochi mesi adopera caratteri da lui disegnati, incisi, punzonati e fusi in corpi numerosi, con risultati di eccellenza, di grande bellezza e varietà. Il nostro dipartimento dei Libri Rari e Autografi è particolarmente lieto di poter presentare per la prossima asta autunnale l’eccezionale raccolta del Marchese Lorenzo Solari, nobiluomo che nel primo dopoguerra si traferì da Roma a Parma e si inventò il mestiere di libraio, ma la cui passione sviluppata per le edizioni bodoniane lo trasformò presto in collezionista. Questa passione durò più a lungo dei 15 anni di attività antiquaria e lo accompagnò per tutta la vita. Molti dei volumi riportano il tassello de “La Vecchia Parma antiquariato” ma anche diversi dei suoi ex libris.
Presenti nella sua raccolta molte delle famose edizioni di autori classici che resero famoso Bodoni, tra queste l’Opera di Orazio Flacco del 1791 che “è il primo de’ classici che Bodoni stampò co’ suoi torchi privati” (Brooks 417), quella di Virgilio del 1793 e quella di Catullo del 1794 fino alla famosissima edizione in tre volumi dell’Opera di Omero in greco del 1808, dedicata a Napoleone, che Brooks descrive come una “superba edizione e uno dei più bei libri che siano stati stampati in Italia e altrove” (Brooks 1050). Di quest’ultima in particolare, l’esemplare della raccolta Solari si presenta in una stupenda legatura coeva in marocchino rosso a grana lunga alle armi di Maria Luigia di Borbone-Parma.
Chiaramente non mancano edizioni occasionali e celebrative che spaziano dalla Descrizione delle Feste celebrate in Parma l’anno 1769 - considerato il più bel libro italiano di feste, adorno di 70 fra tavole fuori testo, capilettera, testate e finalini – passando per il Solenne battesimo di S.A.R. Ludovico principe primogenito di Parma del 1774, fino alla Relazione del solenne Ricevimento […] di S.A.R. il principe ereditario di Parma del 1786, pubblicato in occasione della visita del duca e della duchessa di Gloucester. “L’editoria bodoniana si rivolgeva infatti non al grande pubblico dei lettori, […] ma era un prodotto essenzialmente esclusivo, aristocratico, cui anche le dediche ai potenti quasi costituivano garanzia di elitarietà” (Bodoni 1740-1813, Parma, 2013, p. 23).
Numerose anche le curiosità bibliografiche, come il raro Catalogo di alcune edizioni Bodoniane del 1793 (Brooks 517) o come “la bellissima edizione, sia per il formato sia per il carattere adoperato” della Divina Commedia in tre volumi in folio piccolo di Londra del 1796 (Brooks 653). Di particolare importanza sono però indubbiamente le edizioni poliglotte dedicate ai caratteri esotici che esaltano la connoisseurship e la genialità del tipografo nel disegnare e incidere corpi “con grazie sottili come un capello”: in primis l’Epithalamia exoticis linguis reddita del 1775, volume eseguito per le nozze del principe di Piemonte, che esibisce testi in ventisei lingue orientali, ma anche l’Oratio Dominica del 1806 che in 155 lingue diverse fu concepita per celebrare il viaggio a Parigi di Pio VII in occasione dell’incoronazione di Napoleone, e soprattutto il Manuale tipogra- fico del 1818 che, portato a termine dalla vedova dopo la morte di Bodoni nel 1813, è frutto di oltre quarant’anni di lavoro, ed esibisce 265 pagine di caratteri romani, 125 di maiuscole, 181 di caratteri greci e orientali, 1036 fregi, 31 contorni a pezzi mobili e 20 pagine di segni, numeri e note musicali. La copia in asta della raccolta Solari si presenta in una strepitosa legatura coeva inglese in marocchino verde a firma di Upham di Bath, completamente decorata ai piccoli ferri in oro e a secco, proveniente dalla biblioteca di John Moore Paget.
L’importanza delle edizioni in asta, unita alla bellezza delle copie e alle loro provenienze conferma la famosa dichiarazione di Giambattista Bodoni che notoriamente disse: “Io non voglio che cose magnifiche e non lavoro per la volgarità dei lettori”!
Di Annette Popel Pozzo