IL COLLARE DI CIBRARIO


Tra i molti ordini e onorificenze cavalleresche che tra XI e XX secolo i sovrani d’Europa conferirono ai loro sudditi, un posto particolare merita il Supremo ordine della Santissima Annunziata. Fondato nel 1362 da Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, in occasione del matrimonio della sorella bianca con galeazzo II Visconti, in origine si chiamava ordine del Collare ed era riservato ai nobili più illustri e fedeli. Lo scopo era di «indurre unione e fraternità tra i potenti sicché si evitassero le guerre private» e la regola statutaria prevedeva che tutti gli insigniti fossero considerati pari e si chiamassero tra loro «fratelli».
La prima insegna consisteva in un collare d’argento dorato con il motto fert, chiuso da un anello con tre nodi sabaudi. I Milites collaris sabaudiae erano in origine limitati a quattordici, che divennero quindici con Amedeo VI, primo gran maestro, in onore delle quindici allegrezze di Maria Vergine. Formalmente era un ordine dinastico, cioè appartenente al patrimonio araldico di una casa reale, il cui sovrano, capo legittimo, ne è proprietario esclusivo. Un sovrano, anche se in esilio, continua a godere dello ius collationis, cioè del diritto di conferire onori, un privilegio di cui nessuna autorità può privarlo, poiché si tratta di una prerogativa che gli appartiene per diritto di sangue. 

I primi statuti dell’ordine dettati da Amedeo VI sono andati perduti, rimangono però gli statuti modificati da Amedeo VIII nel 1429, dove è prescritto che cavalieri del Collare siano tenuti a «mantenere, osservare e procurare il bene del loro capo, la di lui felicità e l’utile dello Stato; devono aiutarlo, servirlo, favorirlo e consigliarlo contro ogni persona qualunque fosse stata». gli accoliti sono chiamati compagni e fratelli e verso loro il conte si dichiara obbligato a dare consigli, protezione e favori, con obbligo della reciprocità anche per i cavalieri. Amedeo stabilì pure che nel collare fossero alternati i nodi sabaudi con la scritta fert e quindici rose, a ricordo della rosa d’oro inviata da Urbano V al conte Amedeo VI nel 1364, quando ottenne le insegne di cavaliere crociato. Carlo III di Savoia, detto il buono, nel 1518 aggiornò le regole del cerimoniale assimilandole a quelle del Toson d’oro, istituito nel 1430 da Filippo III di borgogna. da ordine del Collare il nome mutò in ordine Supremo della Santissima Annunziata. Fu così inserito nello spazio vuoto tra i tre nodi d’amore un medaglione con l’immagine dell’Annunziata. In omaggio alle cinque piaghe di gesù Cristo, stabilì inoltre che il numero dei cavalieri fosse elevato a venti. Il duca Emanuele Filiberto precisò che per essere ammessi occorreva dimostrare la propria nobiltà da almeno cinque generazioni. Nel 1869 re Vittorio Emanuele II decise che si potessero accogliere nell’ordine anche persone senza nobiltà di nascita, ma degne per altissimi meriti e servigi alla Corona o all’Italia. Nel 1924 Vittorio Emanuele III stabilì che nel computo del numero dei venti cavalieri non fossero considerati i principi di Casa Savoia della linea paterna entro il quarto grado, nonché gli ecclesiastici e gli stranieri. 

Tra i lotti dell’asta di arte e antiquariato, messi in vendita dalla casa d’aste bolaffi il 25 settembre 2013, figurava un piccolo Collare dell’Annunziata che, dopo una lunga serie di rilanci, è stato acquistato dal Museo Accorsi-ometto di Torino. Era appartenuto al conte Luigi Cibrario (1802-1870), che ne era stato insignito da Vittorio Emanuele II il 25 marzo 1869 per altissimi meriti politici e culturali. personaggio eclettico, Cibrario a soli 28 anni era membro dell’Accademia delle Scienze e attento studioso degli archivi; pubblicò numerosi e fondamentali volumi di storiografia sabauda. Fu poi eletto senatore nel 1848, ministro delle Finanze nel governo d’Azeglio nel 1852 e ministro della pubblica istruzione nel primo governo Cavour (1852-1855). Quando il piemonte entrò nella guerra di Crimea, sostituì Cavour come ministro degli Esteri. Laureatosi anche in giurisprudenza, nel 1856 fu nominato primo presidente onorario di corte d’appello. per il conte il Collare rappresentò un importante riconoscimento, ottenuto, purtroppo, solo un anno prima della morte. 
 
Gianfranco Fina