L’ultimo appuntamento dell’asta Bolaffi numismatica di giugno ha visto fra i suoi top price il Doppio Ducato di Giovanni II Bentivoglio coniato ad Antegnate fra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Esemplare dal grande fascino e di eccezionale conservazione, la moneta presenta un ritratto rinascimentale fra i più ricercati e magistralmente riprodotti fra i coni del periodo, dove la cura dei particolari gioca un ruolo di grande importanza, tanto da meritare anche una citazione del Vasari. E proprio questo aspetto fornisce un interessante spunto per approfondire un capi- tolo molto affascinante della numismatica italiana.
Il Rinascimento italiano viene comunemente associato alla ricerca della bellezza in tutti gli ambiti della vita artistica e culturale che hanno caratterizzato quell’arco di tempo che va dalla seconda metà del XV fino al XVI secolo inoltrato. Come dimo- stra il nostro esemplare, le monete, pur non godendo di dettagliate citazioni nei testi di storia dell’arte, non si discostano da questa tradizione, soprattutto quando entriamo in contatto con gli esemplari in oro, nei quali risalta maggiormente il valore artistico degli oggetti stessi.
Comparata alla monetazione di Venezia, Firenze o Genova, che è da ritenersi le reale moneta di corso del periodo e che risulta essere caratterizzata dai simboli delle città che battevano moneta, gli esemplari che fanno capolino in que- sto periodo hanno la peculiarità di presentare il ritratto del signore, del sovrano o del principe con l’intento di ottenere una fedele rassomiglianza, a differenza di quanto accadeva con i ritratti presenti sulle monete precedenti. Ma se questo ten- tativo riporta direttamente al modello classico romano, se ne discosta per la varietà degli stili e delle tecniche artistiche adottate. Il risultato è una notevole varietà di volti, un’iconografia che oltre alla rassomiglianza fisica punta alla caratterizzazione psicologica del soggetto, raggiungendo vette artistiche d’eccezione.
Se quindi, il ritratto sulle monete ha sempre avuto una grande importanza, dalla se- conda metà del quattrocento siamo in presenza di una rappresentazione molto più realistica e incentrata su un nuovo concetto di individuo. E questa nuova fase dello sviluppo della moneta si coniuga con un maggiore disponibilità economica ge- nerale, con il diretto risultato di un incremento dei diametri degli esemplari e un maggiore sfruttamento dell’oggetto come manifestazione dell’autorità.
Tradizionalmente la prima moneta in oro con ritratto rinascimentale è stata con- siderata il ducato d’oro di Francesco Sforza per Milano, databile a partire dal 1462; in realtà il primato è del più grande regno italiano del periodo, il Regno di Napoli. I ducati di Ferdinando d’Aragona, che poteva usufruire di un’importante collezione numismatica classica come fonte di ispirazione, vedono la luce infatti fra il 1458 e il 1459 e non è da escludere che lo Sforza abbia preso spunto proprio da queste monete per le proprie coniazioni.
A partire da questi due importanti capostipiti seguirono coniazioni da parte della grande maggioranza di signorie e regni italiani, molte volte grazie anche al contribu- to di importanti artisti dell’epoca come il Mantegna o il Cellini, anche se i veri artisti in questo campo erano gli orefici di professione, che al tempo erano esperti di varie arti, dalla scultura all’arte.
Di Gabriele Tonello