I recenti numerosi festeggiamenti tra mostre e conferenze in occasione dei 500 anni dalla scomparsa di Aldo Manuzio il Vecchio (1449/1452-1515) non dimostrano sol- tanto l’interesse globale nell’editore veneziano, ma invitano a riflettere sul libro in genere in un momento di rivoluzioni digitali e di una indiscutibile crisi della lettura.
Il concetto del libro stampato “moderno” senza la figura di Aldo Manuzio non è immaginabile. Tecnologicamente rivoluzionarie sono le sue innovazioni nel campo dell’editoria a cavallo tra Quattro e Cinquecento. Manuzio è, per il Rinascimento, ciò che per il nostro secolo è Steve Jobs: egli toglie il commento dai testi in uso nei codici e negli incunaboli, crea il carattere “leggibile” corsivo che non a caso nelle altre lingue viene chiamato “italico”, pubblica libri “tascabili” nel nuovo cosiddetto formato in ottavo di una maggiore portabilità - finora solitamente impiegato per i libri di devozione -, inventa la sistemazione de- finitiva della punteggiatura nella lingua volgare con il punto fermo a fine frase e usa per primo la numerazio- ne delle pagine sul recto e sul verso. I volumi di Aldo sono espressioni di divine proporzioni, modellati di Luca Pacioli, e non a caso “l’11 agosto 1508 mezzo migliaio di persone si accalcano nella chiesa di San bartolomeo di rialto per ascoltare il matematico luca Pacioli […] Fra i presenti vi sono aldo e i suoi amici” (Aldo Manuzio, il Rinascimento a Venezia, 2016, p. 311).
Molti considerano i volumi di Aldo Manuzio tra i più belli al mondo, per la “naturalezza con cui riflettono un’idea di libro come un prodotto rigoroso nei contenuti ma creativo nel design. aldo è un formidabile editore: pur imponendo una cura in- flessibile ai testi, coinvolgendovi i migliori filologi della sua epoca, egli è capace di inventare il pubblico del libro allargandone i confini oltre gli specialisti e i devoti, perché la forma del libro e dei suoi contenuti è studiata in funzione di leggibilità, accuratezza e impatto estetico raggiungendo – come scriveva Ludovico Guicciardini già nel 1581 – un ordine e regola perfetta’” (Aldo Manuzio, il Rinascimento a Venezia, 2016, p. 311).
La nostra casa d’aste è particolarmente lieta di presentare per la prossima asta invernale una bella e ricca scelta di edizioni aldine, in gran parte stampate dallo stesso Aldo prima della sua morte.
Di una solida cultura umanistica, Aldo appena arrivato a Venezia comincia la pro- duzione di testi classici che sono ben rappresentati nella prossima vendita, come gli epigrammi di Marziale - quarta opera aldina stampata in corsivo -, o le Satirae di Giovenale e Persio sempre del 1501 – prima edizione aldina e quarta opera in formato tascabile. Inoltre non mancherà la prima edizione aldina di Nocticum atticarum di Aulo Gellio del 1515 e soprattutto De rerum natura di Lucrezio del 1515, volume curato da Andrea Navagero, e ultimo ad essere stampato da Aldo prima della sua morte il 6 febbraio. Di notevole importanza anche l’opera di Pindaro del 1513 che nella prefazione contiene un accenno di Aldo alle gravi difficoltà per la continuazione del suo lavoro ed espri- me il proposito d’intraprendere la stampa di testi biblici in ebraico.
In asta ci saranno anche la famosa descrizione della Grecia di Pausania del 1516, ulti- ma edizione curata dall’umanista Marco Musuro, nativo dell’isola di Creta che editò numerosi volumi per Aldo Manuzio, e De piscibus di Oppiano del 1517 che contiene in prima edizione De venatione.
Ai classici seguono i suoi contemporanei in volgare tra i quali segnaliamo le rime di Petrarca del 1501, le terze rime di Dante del 1502 e la prima edizione aldina dell’o- pera dell’umanista napoletano Giovanni Pontano, presente in asta in una bella lega- tura coeva rinascimentale. Degno d’attenzione anche De exsilio di Pietro Alcionio del 1522: “Le plus célèbre de ses ouvrages est intitulé ‘Medicis legatus, sive de exilio’ […] Le livre est un dialogue fait à l’imitation de ceux de Cicéron, dans un style pur et élégant. C’est un éloge emphatique de l’exil, ou du moins une déclamation pour prouver que l’exil n’est pas un mal” (Hoefer, Nouvelle Biographie Générale, I, p. 715). Non si tratta soltanto di una rara prima edizione, già da Renouard indicato “volume fort rare”, ma la copia in asta reca la provenienza del famoso storico della letteratura italiana, Girolamo Tiraboschi (1731-1794).
Stampati dagli eredi di Aldo, ma considerati un capolavoro della tipografia, soprat- tutto perché si tratta di una delle poche opere aldine illustrate, sono i quattro primi libri di architettura dell’architetto militare senese Pietro Cataneo del 1554.
Questi libri di Aldo, i “più belli al mondo” hanno segnato la storia culturale dell’Europa dell’epoca. Un lavoro immane, preciso, costoso, che anche fuori dai confini tipografici dà i suoi frutti. I libri di Aldo viaggiano nel mondo, e con i libri.