LIBRI RARI: LA NAVE DEI FOLLI DI SEBASTIAN BRANT


Tra le opere chiave della letteratura europea di tutti i tempi figura senza dubbio la celebre Nave dei folli dell’umanista Sebastian Brant (1457-1521), pubblicata in dialetto alsaziano per la prima volta nel 1494 a Basilea in occasione del carnevale di quell’anno. Il poema descrive il fantastico e grottesco viaggio di una barca piena di pazzi prima verso il paese di Narragonia, a seguire la visita allo “Schlaraffenland” ovvero al paese della Cuccagna, e in fine il disastroso naufragio della barca, metafora di punizione eterna. Così l’opera d’impronta
didattico-satirico flagella, sotto i colori dell’allegoria, i numerosi vizi umani e le follie della società che comprende i rappresentanti di tutte le classi sociali, dal clero ai nobili fino ai mercanti e ai contadini e che tratta tutte le possibili debolezze, dall’avidità all’adulterio e all’ingordigia.
La veste della follia tutto sommato esprime l’ombra che accompagna la vita umana; la sua dimensione tragica incarna sia l’orrore sia la fascinazione per l’ignoto, l’oscuro, l’eccesso, il Male e la Morte, tutto ciò che insomma costituisce il limite della Ragione. Come ricordano nel Settecento Diderot e D’Alembert nella loro Encyclopédie, i deliranti sono coloro che, etimologicamente, escono dal solco normale della Ragione. Il concetto della pazzia era una figura retorica diffusa nel periodo ante-Riforma per giustificare la critica, utilizzato soprattutto da Erasmo da Rotterdam nel famoso Elogio della follia. I buffoni o giullari di corte erano autorizzati a dire quasi tutto quello che volevano. Il libro ottenne da subito una grandissima popolarità, testimoniata dalle numerose edizioni autorizzate e non, e dalle immediate traduzioni in latino, francese e inglese.
Nel catalogo dell’asta di primavera presenteremo in vendita un esemplare della rara edizione parigina uscita dai torchi di Jean de Marnef e Josse Bade nel 1513 ornata da 115 xilografie a tre quarti di pagina. L’opera deve proprio la maggior parte del suo successo all’apparato illustrativo. Brant, nato a Strasburgo ma vissuto a Basilea dove insegnò a quella università, fu uno dei primi in grado di servirsi della stampa in maniera moderna. Raccolse attorno a sè un’équipe di illustratori, il principale dei quali fu Albrecht Dürer, che
eseguirono le bellissime xilografie a grande formato che illustrano l’opera.
Celebre la rappresentazione dello studioso folle circondato dai libri. Ci sono libri ovunque: sugli scaffali, alle spalle, ai lati del leggio, dentro gli sportelli del mobile stesso. L’uomo porta il berretto da notte, sulla schiena gli pende un cappuccio da giullare e stringe in pugno un piumino con cui scaccia le mosche venute a posarsi sui libri. Sul naso un paio di occhiali – tra l’altro una delle prime rappresentazioni di questo aiuto alla vista. È il “pazzo dei libri”, l’uomo la cui follia consiste nel seppellirsi tra i volumi. «È per un’ottima ragione – dice il lettore folle di Brant – che sono il primo a salire sulla nave. Per me il libro è tutto, più prezioso persino dell’oro. Ho qui grandi tesori di cui non capisco una parola».
Non meno note sono le xilografie che raffigurano la ruota di fortuna, l’amorazzo, l’autocompiacimento, l’avarizia, l’invidia e la vanteria.
Si crea una irresistibile “danza macabra”, tragica ma non priva di tocchi umoristici. Questa coloratissima “festa dei pazzi”, orrenda e allegra allo stesso tempo, è nella sua straordinaria giocosità fonte di sicuro divertimento ma anche momento di attenta meditazione. La celebre bibliografia americana Printing and the Mind of Man, al numero 37, indica come il testo rappresenti “the most important of a long line of moralizing works in which the weaknesses and vices of mankind are satirized as follies”.
Qualcuno in tempi recenti ha parlato non di bibliofilia ma di bibliofollia!

IL CATALOGO DELL'ASTA