Il Don Chisciotte è l’opera letteraria principale del Siglo de Oro, ed è il più celebrato romanzo della letteratura spagnola nel quale si fondono elementi del genere picaresco e del romanzo epico-cavalleresco. Il suo protagonista è uno pochi personaggi d’invenzione che si è imposto universalmente, non tanto per la sua vicenda decisamente straordinaria, ma soprattutto perché è un vero e proprio archetipo, un personaggio che vive realtà, follia e immaginazione in un gioco di specchi magicamente letterario. Alquanto scalcagnato ma ancora forte e risoluto, Don Chisciotte è un hidalgo appassionato di romanzi cavallereschi la cui lettura lo condiziona a tal punto da credere di vivere in un mondo di fantasia, tra sfide e duelli, salvataggio di damigelle indifese e fama gloriosa come un cavaliere errante che dedica a una dama le sue mirabolanti imprese. Mettendosi in viaggio per difendere i deboli e riparare i torti, egli trascina con sé un contadino, Sancio Panza, cui promette il governo di un’isola purché gli faccia da scudiero. I tempi sono però cambiati e scarse le avventure da affrontare, ma la sua visionaria ostinazione lo spinge a leggere la realtà con altri occhi iniziando quindi a scambiare prostitute per principesse, mulini a vento per giganti, burattini per demoni, greggi per eserciti di mori. Combatterà questi avversari immaginari risultando sempre sonoramente sconfitto e suscitando l’ilarità delle persone che assistono alle sue gesta. Don Chisciotte incarna l’eroe della libertà e del libro pensiero, e molti dei caratteri che incontra nel suo cammino sono anch’essi “malati di letteratura” cosicché il viaggio finisce per essere una rassegna delle idee letterarie dell’epoca.
Dalla sua prima apparizione a stampa nel 1605, l’opera ebbe grande successo in tutta Europa e nella seconda metà del XVIII secolo Vicente de los Ríos della Real Academia Española intraprese un’edizione critica che si avvalesse di un testo curato e corretto, introducendo anche la biografia di Miguel de Cervantes e alcuni testi critici sul lavoro dell’autore.
Nella prossima asta di Libri e Autografi abbiamo il piacere di offrire uno splendido esemplare di questa pregevole edizione curata dal tipografo Joaquin Ibarra che non lesinò gli sforzi nella sua produzione, eccellendo nella qualità tipografica, dalla carta appositamente prodotta, ai nitidi caratteri, alle magnifiche tavole disegnate da artisti del calibro di Antonio Carnicero, José del Castillo, Bernardo Barranco, Gerónimo Gil, e Joseph Brunete. Il grande bibliografo e studioso Antonio Palau y Dulcet, nel suo monumentale Manual del librero español e hispanoamericano, descrisse il lavoro di Ibarra come “magnífica edición y superior en belleza artística a todas las que hasta entonces se habían hecho en España y en el extranjero”. Opinione condivisa da tutte le più importanti bibliografie, da Brunet che descrive l’opera come un capolavoro tipografico, ad Updike che la ritiene la più bella edizione di tutti i tempi, a CohenDe Ricci che ne decanta l’ornamentazione, fino a Richard Ford che giustamente sostiene che nessuna grande biblioteca dovrebbe esserne priva!
Il volume proposto in asta si presenta nella veste più desiderabile, quella di un marocchino rosso dell’epoca, e ha un’eccellente provenienza, quella della celebre “Bibliothecae Heideggeriana”, la collezione dello svizzero Hans Heinrich Heidegger (1711-1763), il cui figlio Johann prima la arricchì e poi la vendette nel 1810. Nell’asta di giugno saranno presenti altre due interessanti edizioni illustrate del capolavoro di Cervantes. La prima, stampata a Tours nel 1848 e di una certa rarità, è ricca di figure intagliate in acciaio o in legno da Grandville e ha una graziosissima legatura in cromolitografia e oro, ornata da decori a rilievo che raffigurano Don Chisciotte a cavallo. La seconda, prodotta nel 1938, è la traduzione francese di Louis Viardot con 288 tavole disegnate da Albert Dubout e colorate a pochoir da Beaufume, Jon e Raynal.
Di Cristiano Collari