Le affrancature miste costituiscono uno dei capitoli più affascinanti della filatelia degli stati italiani preunitari. Diversamente dalla maggior parte dei paesi di più antica formazione politica, l’Italia ha raggiunto la sua identità territoriale quando il francobollo percorreva già da due decenni le strade del mondo. Di conseguenza, proprio questo ritardo nel raggiungimento dell’unità nazionale (1861) rispetto all’introduzione del britannico ‘Penny Black’ (1840), ha dato origine a varie affrancature composte da francobolli di paesi diversi che non trovano eguali in nessun altro paese europeo e mondiale. Nel 1850 sono infatti emessi i primi valori del Regno Lombardo Veneto, seguiti negli anni successivi da quelli degli altri stati in cui era suddivisa la penisola, ma alla rigida suddivisione amministrativa, che vedeva sull’odierno territorio nazionale coesistere il dominio di Asburgo, Borboni, Estensi, Savoia e successori di Pietro, non poteva coesistere una altrettanto rigida separazione nei rapporti tra i vari territori.
Storicamente legati a una tradizione mercantile, gli Italiani, prima ancora di avere la percezione di essere un popolo omogeneo, avevano tuttavia necessità di concludere affari e comunicare da città a città e da paese a paese, spesso vicini culturalmente ma separati da un confine politico. Basti pensare al territorio piemontese e lombardo, a quello marchigiano e romagnolo, oppure ancora ai ducati di Modena e Parma, estremamente simili ma governati da diverse dinastie. La premessa è indispensabile per capire quanti confini dovesse a volte attraversare una lettera per compiere un tragitto relativamente breve, e a quante regole di differenti amministrazioni postali (regolate oppure no da apposite convenzioni) dovesse sottostare. Capita così di trovare, sullo stesso documento, emissioni di più paesi, applicate per compiere tratti differenti di un medesimo tragitto, oppure apposte per tassare in arrivo un’affrancatura di partenza ritenuta insufficiente, oppure ancora per rispedire la missiva a un destinatario che nel frattempo aveva cambiato recapito.
L’asta Bolaffi dello scorso 28 e 29 maggio ha fornito alcuni esempi di questa ricercata tipologia di documenti postali. Il primo di essi era costituito da una rarissima affrancatura mista di valori della prima emissione dello Stato Pontificio con la prima emissione di Austria, di cui si conoscono in tutto due sole lettere. Quella battuta a Torino, che con il suo realizzo di 102 mila euro (partendo da una base di 60 mila euro) costituisce il top price della vendita per quanto riguarda l’area italiana, era una busta in partenza da Trieste (all’epoca parte integrante dell’Impero asburgico) per Foligno indirizzata al conte Francesco Gentili Spinola. I due francobolli di Austria (da 6 e 9 kreuzer) apposti in partenza non furono però annullati nella città adriatica ma in arrivo ad Ancona il 5 luglio. La rete stradale delle comunicazioni nell’Italia preunitaria era infatti abbastanza arretrata e buona parte della corrispondenza transitava per via di mare. Nel capoluogo marchigiano, appartenente allo Stato Pontificio così come la località di destinazione della lettera, l’affrancatura iniziale venne però ritenuta valida per il solo tragitto marittimo, ragione per la quale fu apposto un ulteriore francobollo da 4 bajocchi per coprire il transito interno fino a Foligno. Anche questo ulteriore valore è annullato con lo stesso bollo circolare di Ancona del 5 luglio, a suggellare l’unità dell’insieme. Il documento, tra i più noti degli antichi stati italiani, riportava le firme di autorevoli esperti filatelici, Alberto Bolaffi, Alberto Diena, Renato Mondolfo e Giorgio Colla.
Sempre rimanendo all’interno dello Stato Pontificio e della stessa vendita all’asta, un altro interessante e non comune caso di affrancatura mista era rappresentato dalla busta del 7 ottobre 1870 da Roma per Amelia affrancata con un 40 c. della terza emissione e un 20 c. del Regno d’Italia con l’effigie di Vittorio Emanuele II. Partita dalla città eterna in uno dei momenti cruciali della storia d’Italia, questa corrispondenza è un esempio di come particolari eventi storici conservino una traccia anche nei coevi documenti filatelici. Il 20 settembre 1870 le truppe del re di Sardegna entravano infatti in Roma attraverso Porta Pia, ponendo fine al secolare dominio pontificio sui territori dell’Italia centrale. A seguito dei militari piemontesi fecero il loro ingresso negli uffici postali anche i nuovi valori raffiguranti il sovrano ma l’utilizzo dei vecchi esemplari con la tiara e le chiavi decussate, tradizionali simboli papali, continuò a essere tollerato fino alla fine dello stesso anno. Si aprì così un periodo in cui, alla corrispondenza affrancata integralmente con i nuovi o i vecchi valori, si affiancò sporadicamente anche quella recante entrambe le emissioni. La busta del 7 ottobre apparteneva a questo ristretto ma affascinante e ricercato gruppo di documenti ed è stata aggiudicata per 42 mila euro.
Di Matteo Armandi e Alberto Ponti