LA NASCITA DELL’IMPERO ROMANO NELLE MONETE DEL I SECOLO A.C.


La convenzione storiografica stabilisce il 27 a.C., il momento in cui Ottaviano assume i titoli di Princeps e Augustus, come anno di fondazione dell’Impero romano; data che rappresenta in realtà il punto conclusivo di un lungo processo di logoramento delle istituzioni repubblicane iniziato circa mezzo secolo prima. Se andiamo ad analizzare le monete che raccontano questi decenni, ci accorgiamo di essere nel periodo probabilmente più interessante della storia romana e sicuramente il più importante dal punto di vista numismatico.

Fino a questo momento, la monetazione repubblicana, basata sul denaro (o denario), si contraddistingue per un’iconografia molto varia che vede come soggetti prevalenti le divinità dell’olimpo romano e in alcuni casi i personaggi della tradizione storico-mitologica. La prima discontinuità, sia politica sia numismatica, si ha con Silla, che dopo due decenni di guerra civile assume il titolo di Dictator e si fa ritrarre a cavallo sul retro di uno dei primi aurei. E’ proprio Silla a incrinare per primo, intorno all’ 80 a.C., il sistema politico rimasto inalterato per oltre quattrocento anni e, inoltre, mai prima di allora un esponente politico romano ancora in vita si fa effigiare su una moneta, provocando la prima rottura nella tradizione monetale romana repubblicana.

Il passo successivo si ha con il primo triumvirato, nel 60 a.C., di Pompeo, Crasso e Giulio Cesare. Se politicamente il sistema imbocca definitivamente la deriva che sposterà il potere dal Senato al Princeps, numismaticamente bisognerà aspettare la morte di Cesare per avere un significativo cambiamento verso quello che sarà il sistema monetario imperiale (anche se Cesare non esita a utilizzare le monete per celebrare i propri successi militari).
 
Il secondo e più significativo aspetto è sicuramente l’introduzione del ritratto delle personalità sulla moneta. Se il volto di Cesare non viene riportato sugli esemplari se non dopo la sua morte (contrariamente a quanto si pensa, credeva fermamente nelle istituzioni e nelle tradizioni repubblicane), successivamente si moltiplicano le emissioni con i profili dei vari protagonisti della storia politico-militare. Possiamo quindi trovare Marco Antonio, le cui vicende vengono straordinariamente narrate dalle monete che lo effigiano: con Giulio Cesare sui denari immediatamente successivi alla morte del Dittatore; in coppia con Ottaviano durante il triumvirato; con Ottavia, sua moglie e sorella di Ottaviano, quando i rapporti con il futuro Augusto sembrano incrinarsi definitivamente; e con Cleopatra, forse l’emissione più celebre, quando ormai la frattura con l’erede di Cesare diventa insanabile.

Lo stesso discorso vale anche per Ottaviano, il quale inizialmente non perde l’occasione di sfruttare le monete per ricordare la sua parentela con Giulio Cesare e legittimare in questo modo la sua ascesa al potere. Sono infatti numerose le emissioni che lo vedono insieme al padre adottivo, per poi discostarsene quando la propria figura inizia a essere il riferimento della romanità e le monete diventano il migliore e più incisivo strumento di propaganda del futuro imperatore. Ma soprattutto con lui, la monetazione aurea cessa di essere straordinaria per diventare regolare e costituire il centro di quello che sarà il sistema monetario imperiale, che vedrà inoltre la comparsa del bronzo (o oricalco) fra i metalli utilizzati.
Ma sicuramente, la moneta simbolo di quest’epoca è il denaro delle Idi di Marzo.
Siamo nel 43 a.C. e i congiurati hanno appena pugnalato a morte Giulio Cesare e scatenato l’ennesima guerra civile. Bruto e Cassio sono alla testa di un numeroso esercito e i legionari devono essere in qualche modo pagati, così i due generali organizzano una zecca itinerante che assolve al compito di trasformare l’argento in moneta sonante. Ovviamente Bruto non perde l’occasione per testimoniare il proprio ruolo nell’uccisone del padre adottivo e in quella che lui considera la liberazione di Roma, e fa coniare una moneta che al diritto vede il suo profilo e al rovescio quello che è un vero e proprio manifesto propagandistico e politico: due pugnali, strumenti dell’assassinio, il pileo, il celebre berretto della libertà, e la data della congiura. Tutte caratteristiche che fanno divenire questo denaro la moneta più famosa della storia.

Ancora una volta le monete si dimostrano fedeli croniste delle vicende storiche, quando non protagoniste stesse, e gli esemplari che presentiamo in ogni nostra asta costituiscono sicuramente la possibilità di arricchire le proprie collezioni, ma anche di leggere e rivivere la storia in modo diverso e appassionato. E l’appuntamento dei prossimi 7 e 8 giugno di sicuro non si sottrarrà a questa tradizione, con una serie di prestigiose monete che ancora una volta ci permetteranno di ‘vivere’ epoche lontane.

di Gabriele Tonello