Le medaglie sono oggetti numismatici meno noti delle monete, con le quali spesso vengono addirittura confuse poiché il confine fra le due categorie non è intuitivo e, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, fa riferimento ad aspetti giuridici.
Le monete sono emesse solo da un’autorità sovrana e costituiscono un mezzo di pagamento con potere “liberatorio”, “liberano” cioè da un debito, nel senso che non possono essere rifiutate dal creditore a saldo di quel debito. Invece le medaglie possono essere emesse anche da privati, hanno una funzione solo celebrativa o commemorativa di eventi o persone, contemporanei o del passato, e rientrano quindi tra gli oggetti collezionati unicamente per il loro significato storico e/o per la qualità artistica della loro ideazione e realizzazione.
Questa loro funzione determina anche una differenza di aspetto: le medaglie sono mediamente di modulo e spessore più grandi delle monete e presentano effigi o raffigurazioni che emergono con rilievi molto più pronunciati, su un fondo spesso lucido quando non speculare. è ovvio che le medaglie siano emesse in tirature molto inferiori rispetto alle monete e quindi siano anche molto più rare, tuttavia il collezionismo delle medaglie
è meno diffuso rispetto a quello delle monete, anche perché di esse è molto difficile redigere un catalogo e quindi delimitare chiaramente i confini di una possibile collezione. Fanno eccezione le medaglie pontificie annuali, una particolare serie emessa dalla Chiesa di Roma e che prosegue, sostanzialmente senza interruzioni, a partire dal 1605. Il Papato è stato, e tuttora è, fra le istituzioni più presenti sulle medaglie. Alcune emissioni sono anche “ufficiali”, cioè promosse dalla Santa Sede, e fra esse, per caratteristiche ricorrenti e regolarità di emissione, si distinguono quelle coniate per essere distribuite dallo stesso Pontefice il 29 giugno di ogni anno, nella tradizionale ricorrenza dei Santi Pietro e Paolo. Questa emissione annuale, che spetta al papa in carica in quel giorno, riporta sempre l’anno di pontificato di quel papa e viene emessa nei tre metalli tipici della monetazione: oro, argento e rame. Trattandosi di un donativo è ovvio che gli esemplari in oro siano riservati alle personalità di maggiore rilievo con cui il papa entra in contatto e che siano quindi coniate in un numero molto minore rispetto agli altri metalli, cosa che si traduce in una molto maggiore rarità dal punto di vista collezionistico. Sul piano descrittivo, le medaglie annuali riportano sempre al diritto l’effigie del papa e al rovescio una raffigurazione che celebra l’avvenimento religioso, politico o amministrativo più importante
di quell’anno: in tal modo una collezione di medaglie pontificie annuali rappresenta per immagini una straordinaria successione di eventi che copre quattro secoli, una testimonianza tangibile della storia della chiesa e del papato.
Si veda a titolo di esempio la medaglia di Papa Gregorio XVI tratta dall'asta Bolaffi dello scorso dicembre.
Nella stessa vendita era presente un’altra medaglia in oro di grande interesse, appartenente a un ambito geografico e temporale totalmente diverso, che ci proietta sul mar Baltico facendoci fare un balzo all’indietro di circa due secoli. Si tratta di una medaglia “matrimoniale”, cioè di un oggetto che veniva donato dagli sposi agli invitati alle nozze, nelle tre versioni, anche in questo caso, oro, argento e bronzo, a seconda delle possibilità di chi donava e dell’importanza di chi riceveva. Essa costituisce la testimonianza storica di un costume in uso nei paesi nordici di cultura tedesca e rappresenta un piccolo capolavoro, realizzato intorno al 1660 e quindi nel periodo di maggior fioritura dell’arte barocca in Germania.
In uno scritto, per quanto breve, che tratta di medaglie non può mancare un accenno alle celebri oselle veneziane, delle quali pubblichiamo in questa sede un esempio, tratto dall’asta Bolaffi già due volte richiamata e sul quale non ci dilunghiamo oltre, poiché l’argomento è già stato oggetto di un approfondimento, comparso sul n. 2 di questa collana ed eventualmente disponibile per coloro che volessero soddisfare qualche curiosità al riguardo. Le oselle non erano medaglie di benemerenza, funzione che veniva invece riservata alle meno note medaglie del Senato Veneziano, destinate a ricompensare coloro che si erano distinti per particolari atti di valore civile e militare, ovvero a costituire un segno di ringraziamento e di omaggio, ad esempio, agli ambasciatori delle altre potenze europee nel momento in cui lasciavano il servizio presso la Serenissima per rientrare in patria. Si tratta di una serie di esemplari tutti in oro che rappresentano anche in questo caso la testimonianza storica di eventi, fatti e personaggi la cui memoria sarebbe altrimenti persa nelle migliaia di pagine d’archivio lasciateci dalla Serenissima.
Ma questa è un’altra storia, che confidiamo di potervi raccontare in una prossima occasione.
di Carlo Barzan