Luca Pacioli, detto pure Luca di Borgo o frate Luca di Borgo (1445-1517), nativo di Borgo San Sepolcro in Toscana, prosegue, dopo aver ricevuto i primi studi nella sua città natale, la sua formazione di matematica a Venezia dove ha a maestro Dome- nico Bragadino, pubblico lettore di matematica della Serenissima. Di seguito intra- prende numerosi viaggi per conto del commerciante veneziano Antonio Rompiasi, che non gli permettono soltanto di perfezionare le sue conoscenze di matematica ed algebra, ma facilitano il contatto con personaggi importanti della sua epoca. Entrato nel 1470 circa nell’ordine francescano, lo troviamo nel 1476 a Perugia, dove compone un trattato di algebra, insegna matematica ed algebra a Roma presso la Sapienza su chiamata di papa Leone X, e nel 1501-1502 è sicuramente tra i lettori di matematica nello Studio di Bologna. Dal 1497 vive su invito di Lodovico Maria Sfor- za, detto „il Moro“, a Milano, dove collabora con Leonardo da Vinci. Proprio a lui
Pacioli deve le incisioni usate per la sua De Divina Pro- portione, stampata ancora nel 1497. Per Isabella d’Este e la corte di Ferrara Pacioli compone De ludo scachorum, un delizioso trattato sul gioco degli scacchi, censito soltanto in un esemplare manoscritto, ritrovato pochi anni fa. Tra i suoi conoscenti oltre al già citato Leonardo figurano sicuramente Leon Battista Alberti, Piero della Francesco e gli architetti e pittori Melozzo da Forlì e Marco Palmezzano.
Nel dicembre del 1494 Pacioli da alle stampe presso il noto tipografo veneziano Paganino de’ Paganini la sua prima opera (l’autore ha quasi cinquant’anni), la Somma di arithmetica, geometria, proporzioni e proporzionalità, che non soltanto contiene e completa i suoi trattati composti in precedenza mai pubblicati, ma soprattutto da all’autore la fama scientifica e matematica che ancor oggi gli si riconosce.
Diviso in due parti, si tratta del primo trattato di aritmetica generale, di aritmetica pratica per uso mercantile - con riferimenti a monete, pesi e misure - e di algebra che sia stato stampato applicando inoltre le precedenti teorie di scienziati come Euclide, Boezio, Giovanni Sacrobosco e Leonardo Fibonacci. La Somma va senza dubbio vista nel contesto culturale del Rinascimento italiano: non pretende di essere un trattato matematico nel senso stretto ma un’opera che trasmette la scienza matematica attraverso la somma di aritmetica, geometria, astrologia, musica, prospettiva, architettura e cosmografia. Si tratta in realtà di una summa enciclopedica di saperi e di rimandi connessi e legati tra di loro.
Illustrato da figure, calcoli e diagrammi xilografici in parte a piena pagina e ai margini di quasi tutte le carte, contiene anche una grande iniziale su fondo criblé, ripetuta più volte, raffigurante l’autore davanti a un libro aperto con un compasso in mano.
Il De computis et scripturis contenuto nell’opera rappresenta inoltre il primo tratta- to a stampa sul sistema contabile della partita doppia che introduce un esempio di un logaritmo neperiano calcolato prima di Napier stesso, ed è quindi considerato fondamentale per la moderna scienza commerciale.
Pacioli adopera nella sua Somma il volgare, anche se il testo contiene in realtà un miscuglio di termini latini, greci ed italiani (cfr. L. Ricci, Il lessico matematico della “Summa” di Luca Pacioli, in: Studi di Lessicografia Italiana, 1994, pp. 5-71). È un’assoluta novità dell’epoca, dovuta al fatto che essa è concepita non solo per gli studi teorici ma anche per l’uso pratico, rivolgendosi a matematici ad architetti, pittori, scultori, intagliatori e mercanti. Il successo è immediato tanto che, sia per copyright che per la grande richiesta da parte del pubblico, vennero stampate tre diverse emissioni della prima edizione, seguite inoltre da una seconda edizione nel 1523 (per le tre emissioni, cfr. D. A. Clarke, The first edition of Pacioli’s ‚Summa de Arithmetica’ (Ve- nice, Paganinus de Paganinis, 1494), in: Gutenberg Jahrbuch 1974, pp. 90-92).
Molto diffusa all’epoca, la Somma de arithmetica è ben rara ai tempi nostri. Sono noti soltanto quattro passaggi in asta negli ultimi quarant’anni con una sola copia venduta in Italia quattordici anni fa. Questo ci rende particolar- mente fieri di poter offrire per l’asta del 16 dicembre 2014 un esemplare di questa rarissima princeps che si presenta a pieni margini e conserva la sua legatura originale coeva in piena pergamena floscia con bindelle, titolo mano- scritto al taglio inferiore e note manoscritte seicentesca su aspetti contabili. Particolarmente importante anche il dettaglio che le quattro copie vendute in asta appartennero alla prima emissione, comunque più diffusa e con un maggior numero di copie censite mondialmente, mentre la nostra copia fa parte della ben più rara seconda emissione (distinguibile dalla grande iniziale “L” istoriata sul recto della nona carta) che non è mai passata in asta e della quale si conoscono meno esemplari.
Di Annette Popel Pozzo