Il colonialismo inglese ha inizio nei primi decenni del XII secolo con l’espansione nelle isole britanniche e sul continente. Risalgono invece al XV secolo le ambizioni di conquista fuori dall’Europa, in particolare sotto il regno di Enrico VII (1485-1509), con le prime strategie indirizzate a una politica di espansione marittima. La marina mercantile britannica, infatti, incrementò proprio durante il regno di Enrico VII la costruzione di navi e migliorò la loro capacità di raggio di azione. L’apogeo dell’imperialismo britannico, ottenuto sia con la conquista, sia più diplomaticamente con il commercio, si ebbe però tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo, quando i territori legati alla corona si estendevano per oltre 33 milioni di chilometri quadrati, pari a un quarto della superficie delle terre emerse.
Grazie alla diffusione della lingua, della tecnologia, del commercio e alla precisa organizzazione del sistema legislativo e amministrativo britannico, anche la rete postale poté irradiarsi in tutti i territori occupati. Il francobollo, che in Inghilterra aveva avuto la propria patria, si avventurò quindi in territori anche molto lontani. Per i collezionisti dell’ottocento, che ambivano a raccogliere i francobolli di tutti i paesi del mondo, le emissioni di quei territori erano molto ricercate, per l’esotismo dei soggetti rappresentati e per la loro rarità. Ancora oggi sono molti i collezionisti sparsi in tutto il mondo che si divertono a ricostruire a proprio piacimento, almeno sotto forma di enciclopedia cartacea, la storia e la geografia dell’impero britannico.
Una conferma dell’interesse collezionistico di questo settore viene dal successo ottenuto nell’asta bolaffi del 12 e 13 dicembre 2013. In particolare, fra i territori dell’impero britannico rappresentati nella vendita che hanno suscitato maggiore entusiasmo, l’Australia, con i tre alti valori del 1929-1930 da 5 e 10 scellini e 5 sterline, con filigrana corona multipla e il Canada.
Molto contesi in sala, al telefono e su internet i quattro alti valori con annullo fiscale della serie del 1922-27 per Kenya, Uganda e Tanganyika, mentre il valore da 1 penny carminio di Nuova zelanda ha confermato di essere fra le più ricercate prime emissioni del Commonwealth.
Nel caleidoscopio di emissioni coloniali, l’attenzione di collezionisti e investitori si è focalizzata anche su numerosi francobolli della rhodesia, del Sudafrica e degli Stati malesi; questi ultimi erano rappresentati in particolare da due blocchi di quat- tro esemplari da 50 e 100 dollari, raffiguranti il sultano Ibrahim, emessi da Johor, il più meridionale fra gli stati della penisola.
La storia e la geografia dei paesi dell’impero britannico scorrono nelle pagine di una suggestiva collezione distribuita in 22 album che al suo interno presentava una bella selezione di francobolli di tutti i paesi assoggettati alla corona: all’ultima asta filatelica questo insieme ha rappresentato il top lot del capitolo.
Ancora più rare e ricercate dei francobolli sono infine le buste viaggiate, documenti quasi introvabili che, se di qualità elevata, raggiungono cifre spesso al di sopra delle previsioni, come accaduto per una piccola collezione di francobolli di Heligoland (arcipelago del Mare del Nord, a lungo conteso da Danimarca, Gran Bretagna e Germania, e ora appartenente a quest’ultima), Isole Ionie e Irlanda, incentrata su esem-plari non annullati, ma valorizzata dalla presenza di alcune lettere viaggiate.
Di Matteo Armandi