DAL BUIO ALLA LUCE: IL VIAGGIO SPIRITUALE DI MILAREPA


La storia di Milarepa è una delle più affascinanti del Buddhismo tibetano: un giovane travolto dalla vendetta che, attraverso prove durissime e un profondo percorso interiore, riesce a trasformare completamente la propria vita. La thangka che lo raffigura, protagonista della prossima asta di arte orientale di Aste Bolaffi, permette di riscoprire questa figura attraverso una delle sue rappresentazioni più tipiche e significative.

La vendetta e l’illuminazione di Milarepa

Milarepa, nato col nome di Mila Thö-pa-ga in un villaggio del Tibet occidentale, visse un’infanzia segnata dalla tragedia. Quando era ancora bambino, la morte del padre e l’ingordigia degli zii ridussero la sua famiglia in miseria. 

Spinto dal desiderio di vendetta, apprese la magia nera e, secondo la leggenda, evocò forze oscure che causarono morte e distruzione. Eppure Milarepa non restò schiavo delle sue colpe. Segnato dal rimorso e dall’orrore per ciò che aveva compiuto, avvertì la profondità del proprio errore e sentì crescere in sé un’urgenza di cambiamento. 

La svolta arrivò con l’incontro del maestro Marpa che lo sottopose a un percorso, fatto di silenzi, rifiuti e fatica fisica estrema. Gli ordinò di costruire grandi torri di pietra completamente da solo e, una volta terminate, di demolirle e riportare ogni pietra al punto di partenza. Poi gli impose di ricostruirle altrove, per distruggerle ancora. Un ciclo estenuante pensato per spezzare l’orgoglio e purificare un karma segnato da anni di magia nera e vendetta.

Accanto a questi compiti, Milarepa fu umiliato pubblicamente, scacciato più volte dal maestro e mandato a svolgere lavori ingrati sotto il sole, tra sassi, macigni e campi aridi. Era un addestramento brutale, che lo portò più volte allo sfinimento e alla disperazione.

Ma fu proprio nel momento in cui al discepolo non restava più nulla che Marpa gli rivelò il senso nascosto di quelle prove. Ogni pietra sollevata, ogni umiliazione accettata, aveva ripulito il suo passato, rendendolo finalmente degno degli insegnamenti tantrici più profondi. Da quel momento Milarepa poté iniziare il vero cammino spirituale che lo avrebbe trasformato in uno degli yogi più venerati del Buddhismo tibetano.

Per la tradizione tibetana, Milarepa è un simbolo di speranza. È la prova che la redenzione non è concessa solo ai puri ma anche a chi, partito dai peccati più oscuri, trova la via della luce.

All’asta il dipinto che raffigura Milarepa

Questa storia, così carica di simboli e trasformazione, rivive oggi in una raffinata thangka che rappresenta Milarepa nella sua postura più iconica. Le thangka servivano come supporti visivi per la meditazione, strumenti di insegnamento nei monasteri, mezzi per raffigurare buddha, maestri, mandala e scene della tradizione sacra.
Thangka di Milarepa all'asta

Al centro di questa composizione, Milarepa è raffigurato con l’atteggiamento rilassato dello yogi in meditazione, avvolto nel semplice mantello bianco in fibra di cotone, simbolo della sua vita ascetica e della rinuncia ai beni materiali. Il volto è leggermente inclinato, con lo sguardo rivolto all’interno e un’espressione che restituisce l’essenza stessa della sua illuminazione raggiunta in solitudine, tra le grotte delle montagne himalayane.

La mano destra, portata all’orecchio con un gesto elegante e inconfondibile, richiama la tradizione che lo vuole “il santo che ascolta i canti del Dharma”. Milarepa era infatti celebre per comporre e intonare versi poetici, veri e propri insegnamenti spirituali in forma di canto.

Attorno alla figura centrale si apre la ricca ornamentazione tipica delle thangka: un fondale vibrante, spesso punteggiato da elementi naturalistici, nuvole stilizzate, motivi floreali o raggi luminosi che simboleggiano la purezza della mente risvegliata.

Questo dipinto verrà proposto nella prossima asta di arte orientale organizzata da Aste Bolaffi che si terrà a Torino il 15 dicembre, con possibilità di partecipazione anche online. Un viaggio attraverso 563 lotti che spaziano tra la cultura e l’arte di Giappone, Cina e Tibet, con oggetti che spaziano anche dal Sud-Est Asiatico al Medio Oriente, fino all’America Pre-Colombiana.


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